
“Il Digiunatore” di Enzo Fileno Carabba
Quando è arrivato il plico contenente “Il Digiunatore” di Enzo Fileno Carabba, edito da Ponte Alle Grazie, mi ha subito attirato la trama, basata interamente sulla vita di un personaggio che oggi chiameremmo “freak”.
Convinto dalla quarta di copertina, e devo ammettere anche dalla fattezza del libro in termini proprio di prodotto fisico, ho deciso di iniziarne subito la lettura, che ho terminato in pochi giorni.
Stranamente, mi è piaciuto molto, e dico stranamente perché il libro presenta una caratteristica che, in genere, non amo nella narrativa, ovvero il distacco dell’autore dalla storia raccontata.
Sì, perché Carabba riesce a non lasciarsi coinvolgere dal personaggio e dalla vita straordinaria (nel senso di fuori dall’orrdinario) di Giovanni Succi, il digiunatore del titolo, raccontandola con l’occhio asettico del saggista più che dello scrittore di romanzi, dando vita a quella che la casa editrice presenta come “biografia sentimentale”.
Eppure, mi è piaciuto, forse perché lo stile dell’autore ha fatto emergere il personaggio, nudo e crudo, senza sovrastrutture e abbellimenti un po’ ruffiani, con il solo obiettivo di creare un’empatia forzata, voluta, della quale Giovanni Succi non ha affatto bisogno.
È troppo affascinante di suo per necessitare di questi trucchetti.
Andiamo per ordine, e cerchiamo di scoprirne di più su “Il Digiunatore” di Enzo Fileno Carabba, edito da Ponte Alle Grazie.
Ecco di cosa parlo nel post
“Il Digiunatore”: la trama
“Il Digiunatore” racconta la vita e le gesta di Giovanni Succi, divenuto il più grande digiunatore di tutti i tempi. Riportiamo di seguito la trama presente in copertina.
Nato a metà Ottocento a Cesenatico Ponente, terra di mangiatori, Giovanni Succi si impone sulla scena del mondo come il più grande digiunatore di tutti i tempi.
C’è qualcosa in lui di invulnerabile, che non si arrende neanche all’evidenza. Qualcosa che ha imparato ancora bambino dalle carovane dei circhi, quando scendevano dal Paradiso Terrestre verso la pianura romagnola.
Alla saggezza errante dei saltimbanchi, Giovanni deve la sua gioia e la sua salvezza, l’urgenza di diventare quello che è: uno spirito sensibile, un leone indomabile, un profeta immortale.
Guidato dall’utopia del socialismo e dal battito del suo cuore, veleggia libero come un elisir attraverso deserti e savane, cespugli e radure, nuvole e gabbie, e mette il suo digiuno al servizio dell’umanità.
Coltivando in sé la sorgente di una speranza illimitata – riflessa in donne dai nomi armoniosi quali Ginevra, Gigliola, Guerranda –, segue il suo respiro per il mondo, dal Canale di Suez al manicomio della Lungara, dalle strade del Cairo e di Milano alle corsie della Salpêtrière.
Incontra donne-belve e grandi esploratori, Sigmund Freud e Buffalo Bill, mentre l’Occidente sfocia nella modernità e perde per sempre l’innocenza.
In questa biografia sentimentale, Carabba parte da una storia vera per trasfigurarla in un grande romanzo, che ci svela il valore del dubbio, le acrobazie dell’entusiasmo, la fierezza della semplicità.
Perché è proprio lì, sul confine tra il pieno e il vuoto, dove la nebbia personale si dissolve nell’incontro con gli altri, che si nasconde la promessa dell’eternità.
Perché leggere “Il digiunatore”

Se ti piacciono i personaggi fuori dagli schemi, puri, dotati di un carisma capace, senza nessun artificio retorico o stilistico, di uscire dalle pagine del libro per mostrarsi in tutto il suo splendore, allora “Il Digiunatore” di Enzo Fileno Carabba fa al caso tuo.
Come accennato nell’introduzione, non è un libro bello dal punto di vista della scrittura, del linguaggio impiegato, della costruzione.
Non troverai, infatti, passaggi interi da sottolineare o aforismi da mandare a memoria e utilizzare per le descrizioni dei tuoi post su Instagram, ma non per deficienza dell’autore.
Anzi, in questo caso specifico lo stile asciutto della scrittura è il punto di forza del libro, perché l’autore non fa assolutamente nulla per infiocchettare il personaggio con l’intento dichiarato di farcelo piacere.
Nulla di tutto questo. Il romanzo si legge con piacere, è tutto suddiviso in piccolissimi capitoli, il ritmo è costante dalla prima all’ultima pagina, la scrittura è essenziale.
Una menzione speciale va al lavoro svolto dalla casa editrice, che ha confezionato davvero un buon prodotto, dall’editing alla realizzazione grafica.
La copertina, almeno a mio gusto personale, è davvero bella, oltre a risultare piacevole al tatto, grazie ad una texture che ho apprezzato moltissimo.
Ho lasciato per ultimo il pezzo forte del libro: Giovanni Succi. È un personaggio straordinario, che ha vissuto una vita assurda nel vero senza della parola.
D’altronde, come la giudicheresti tu la vita di una persona che riesce a guadagnarsi da vivere esibendosi come digiunatore professionista in ristornati e locali di mezzo mondo, partendo da Cesenatico per approdare in Africa e a Parigi, entrando e uscendo dal manicomio, e diventando famosissimo ovunque?
Se vuoi farti un’idea del personaggio prima di gettarti nella lettura del libro, ti consiglio questo articolo pubblicato sul sito del CICAP.
Piccola curiosità: la vita e le gesta di Giovanni Succi hanno ispirato anche altre opere, in particolare il libro di Franz Kafka “Un artista del digiuno”.

