Andrea Salonia
Libri

Andrea Salonia scrive Odiodio: una piacevole scoperta

Ho letto “Odiodio” di Andrea Salonia incuriosito dalla trama e, devo ammetterlo, dal titolo, a metà tra una imprecazione e una espressione di estasi (che io associo al sesso, ma questa è un’altra storia).

È un bel mattoncino, 464 pagine, ma grazie alla scrittura molto fluida e ad una impaginazione davvero ben curata, che non stanca gli occhi nemmeno ad un miope/astigmatico come me, l’ho letto in pochi giorni, e l’ho apprezzato.

Sia chiaro, non mi ha fatto impazzire, non è un capolavoro assoluto della letteratura italiana, ma è senza dubbio un libro che merita di essere letto e un autore decisamente bravo.

Andrea Salonia: di cosa parla in Odiodio

Prendo in prestito la trama direttamente dal sito de La Nave di Teseo, la casa editrice che ha pubblicato il libro di Andrea Salonia.

Faustino, da piccolo, è un bambino silenzioso e indipendente: nato a Como, da una famiglia laboriosa e di idee forti, coltiva una passione per l’Inter, che lo lega al padre, e un’altra, intima e infinita, per le parole.

Le annota e le pesa, le rende significative, e attraverso di esse impara a conoscere l’intorno.

Importante è il rapporto con il sagrestano del paese, Felice: esperto di piante e genuinamente saggio, Felice trasmette a Faustino un profondo interesse per la botanica, per ciò che è fragile, minuto, bisognoso d’acqua.

Un giorno tutto cambia: Faustino sente Dio, vede Dio, e prende la decisione di farsi prete. Ma la sua non è una religiosità dottrinale, è una vocazione fatta di attenzione e cura del mondo.

Quello con Dio è per lui un dialogo costante e una continua messa in discussione.

Quando parte per una missione in Togo, la sua vita prende una nuova direzione: qui vivrà non soltanto la stagione della scoperta dell’altro, di una religiosità vivace e ancestrale, sperimentando il peso del suo credo e dell’ambiente culturale da cui proviene, ma scoprirà soprattutto l’amore, grazie a Nives.

Nives è l’altra metà, Nives è la radice e il fiore di ogni pianta incontrata sul suo cammino, è l’esperienza, il futuro.

Con lei, Faustino fa prova della gioia e del dolore, percorre strade inedite e insperate, fino a quando quella felicità inesprimibile non trova un ostacolo duro, violento, definitivo.

Un romanzo non convenzionale e di grande bellezza, che ci restituisce il ritratto di un uomo pronto a rivedere ogni credo e ogni certezza, ma anche e soprattutto capace di scoprire il sacro in ogni più piccolo aspetto della vita, di decifrare la lingua dell’altro, di mettersi al servizio del destino e, ciononostante, continuare a combatterlo.

Un romanzo di formazione atipico

Mi sono sempre piaciuti i romanzi di formazione, soprattutto quelli nei quali il protagonista affronta un tormento e un disagio interiore, anche se probabilmente nessuno riuscirà a scalzare dal mio personalissimo podio “Il giovane Holden” di Salinger.

Dicevo, un romanzo di formazione, ma decisamente atipico, perché racconta di un ragazzino della provincia settentrionale che, ad un certo punto, riceve la chiamata di Dio, e decide di assecondare la sua natura per iscriversi al seminario e diventare sacerdote.

Il suo obiettivo, però, non è fare il parroco di paese, per dare la benedizione e l’ostia a qualche vecchietta che l’ha visto crescere, quanto quello di diventare missionario in Africa, per portare conforto attraverso la parola di Dio agli autoctoni (ma siamo sicuri che hanno bisogno della parola di Dio?).

I dubbi e l’irrequietezza rispetto al ruolo della religione e dell’opera di evangelizzazione lo costringono ad avere uno sguardo sempre molto disincantato sulle cose, nutrendo così una frustrazione di base che lo spinge, ad un certo punto, complice l’amore per una bellissima donna del luogo, a spogliarsi dell’abito talare.

Purtroppo, quel Dio al quale lui ha affidato gli anni migliori della sua vita, tanto lavoro e ancor più sacrifici, sembra voltarsi dall’altra parte, dimenticandosi di lui e facendolo scontrare con un dolore atroce.

Andrea Salonia: Perché leggere Odiodio

Perché dovresti leggere “Odiodio” di Andrea Salonia? Innanzitutto, perché è un autore italiano non particolarmente famoso, ma che meriterebbe molta più attenzione.

Inoltre, se ti piacciono i romanzi di formazione, quelli nei quali il protagonista è davvero il fulcro del racconto, e non una scusa per parlare di altro, allora sono sicuro che riuscirai ad empatizzare con Faustino in tutte le varie fasi della sua vita, dal bambino timido e tifoso dell’Inter al marito e padre devoto, passando per la maturità e l’avventura in Togo.

Infine, perché è scritto davvero bene, e anche se spesso ce ne dimentichiamo, un libro per essere degno di essere letto e consigliato deve essere scritto bene.

Perché va bene tutto, ma se non sai scrivere forse non dovresti fare lo scrittore, e chi se ne frega se le case editrici possono affiancarti un editor brillantissimo capace di trasformare una lista della spesa in un ottimo prodotto editoriale.

Beh, Andrea Salonia sa scrivere, e sa farlo anche bene.

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