terremoto di Amatrice
Libri,  Viaggi

Amatrice non c’è più ma c’è ancora: Elena Polidori racconta il borgo

Intro: “Amatrice non c’è più ma c’è ancora”, un bel libro da leggere tutto di un fiato, tra tanta nostalgica memoria e un presente figlio della tragedia.

Il terremoto del 2016 di magnitudo 6.0 sulla scala Richter che ha colpito l’Italia centrale ha causato gravi danni e perdite umane in molte città e borghi.

Tra questi, uno dei più colpiti è stato Amatrice, un comune di circa 2.000 abitanti situato nel Lazio, precisamente nella provincia di Rieti.

A circa 100 chilometri a nord-est di Roma, nella parte sud-orientale dell’Appennino centrale, a un’altitudine di circa 960 metri sul livello del mare.

La città si trova circondata dalle montagne e vicina al confine con le regioni dell’Abruzzo e delle Marche.

La città è stata distrutta dal sisma, ma la comunità locale ha continuato a lottare per la sua ricostruzione e per preservare la propria cultura e le proprie tradizioni.

In questo contesto si inserisce il libro “Amatrice non c’è più ma c’è ancora” di Elena Polidori, una raccolta di testimonianze e storie che ripercorrono la storia della città e della sua gente, con particolare attenzione alla sua resilienza dopo il terremoto.

Oggi, visitare Amatrice significa scoprire un luogo che si sta lentamente riprendendo, con il centro storico ricostruito e numerosi luoghi di interesse che offrono la possibilità di godere della bellezza e della natura della zona.

Recensione libro

Tra flashback e ricordi, Elena Polidori, giornalista professionista del quotidiano Repubblica, ci ha donato un bel libro, intitolato Amatrice non c’è più ma c’è ancora.

La scrittura accattivante, unitamente alla freschezza dei ricordi, ci racconta di una comunità allargata, in cui la presenza diventa palpabile per tutti i componenti che, benché di variegata composizione, sono dispersi in decine di frazioni, e hanno sviluppato un concetto opportuno di vicinanza.

Ricordi di una tragedia

Il libro alterna ricordi, a volte struggenti, a volta simpatici, alle crude immagini della tragedia vissuta in diretta.

La luce che salta, finestre che sbattono, vetri che si rompono,

“cumuli di detriti che seppelliscono memoria e ricordi tangibili”.

E, poi, le coperte che spuntano, le telefonate preoccupate, e segnate dall’ansia, di qualche congiunto lontano.

Il pianto accompagnato dalla conta:

“Manca qualcuno? Chi manca?”

Nel dolore della tragedia, che si profila, tutti si abbracciano e si baciano dimenticando, anche, qualche preesistente motivo di astio.

L’arrivo delle prime ambulanze, di qualche elicottero, i primi soccorsi, sono il segno della tragedia che si profila.

Il black out telefonico acuisce il disagio, e alimenta l’ansia.

Amatrice è cancellata, niente è al suo posto.

Aumenta, ora dopo ora, il numero dei morti e dei feriti. A tutto fa da corollario lo strazio dell’omelia tenuta durante i funerali.

Ma il libro, come detto, è anche ricordi.

Tra questi emergono personaggi di straordinaria semplicità, uniti anche dal cibo genuino, elemento determinante di una cucina famosa in tutto il mondo, tra cui gli eccellenti formaggi.

Il ritorno per le vacanze nel paese dove ci sono le proprie radici, diventa occasione per incontri di disarmante semplicità, con ritratti di situazioni e persone di rara efficacia.

terremoto di Amatrice

La forza di “Antonio”

Malgrado le solite promesse della politica nazionale, che non ha perso occasione per delle inutili passerelle, i cittadini di Amatrice scoprono le qualità di Sergio, il Sindaco impegnato nell’affrontare le varie emergenze, con il suo carattere burbero.

La capacità di reagire viene impersonata da Antonio che, normalmente, viveva a Roma.

Dopo un primo momento di disorientamento, Antonio decide di rimanere ad Amatrice e sentirsi amatriciano, per condividere con gli autoctoni la vita dello sfollato.

Di grande impatto, infine, è la descrizione, che l’autrice fa, di luoghi caratteristici, come Poggio Vitellino, ad esempio, della cittadina laziale.

Un libro da leggere

È un libro, comunque, da leggere e consigliare perché fa capire come si può essere felici e sereni con poco.

Ma, come in questo caso, lo scopriamo tutti, a pensarci bene, sempre in ritardo.

Il devolvere i proventi che le spettano dalla vendita del libro al comune di Amatrice per la ricostruzione, è la ciliegina sulla torta che l’autrice Elena Polidori regala, ad ulteriore testimonianza della genuinità della scrittura.

A cura di Gennaro Ambrosino

Cosa vedere ad Amatrice dopo il terremoto del 2016

Dopo il terremoto del 2016, Amatrice ha subito gravi danni, ma non ha perso la sua bellezza e il suo fascino.

Ecco alcuni luoghi da visitare:

  1. Centro storico: nonostante i danni, il centro storico di Amatrice mantiene intatta la sua bellezza, con le sue stradine strette, i palazzi antichi e le chiese.
  2. Santuario della Madonna delle Grazie: situato appena fuori dal centro abitato, il santuario è un luogo di culto molto importante per la comunità. È stato gravemente danneggiato dal terremoto, ma è stato restaurato e riaperto al pubblico.
  3. Museo Civico Archeologico: situato nel centro storico, il museo raccoglie reperti archeologici provenienti dalla zona circostante, testimonianza della storia millenaria di Amatrice e dei suoi dintorni.
  4. Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga: situato nelle vicinanze, il parco offre numerosi sentieri per escursioni a piedi o in mountain bike, tra panorami mozzafiato e una fauna e flora ricchissime.
  5. Lago di Scandarello: situato a pochi chilometri da Amatrice, il lago è un’oasi di pace e tranquillità, immersa nella natura incontaminata dei Monti della Laga.

Mangiare l’Amatriciana

Amatrice è famosa in tutto il mondo per il suo piatto tipico, la pasta all’amatriciana.

Una ricetta semplice ma gustosa a base di spaghetti, pomodoro, guanciale e pecorino romano, diventata un simbolo della cucina italiana.

Dopo il terremoto, molte attività commerciali ad Amatrice hanno subito danni e alcuni ristoranti e trattorie hanno dovuto chiudere definitivamente.

Tuttavia, nonostante le difficoltà, molti locali hanno deciso di rimanere aperti e continuano a offrire ai visitatori la possibilità di gustare la vera pasta all’amatriciana.

Tra questi, ci sono La Conca, Ristorante Giovannino, Trattoria del Lago da Santino che hanno ottenuto recensioni positive per la loro cucina tradizionale e l’uso di ingredienti locali di alta qualità.

Durante la Sagra degli Spaghetti all’Amatriciana, numerosi stand gastronomici vengono allestiti nel centro storico della città.

Potrai gustare l’autentica pasta all’amatriciana preparata dai cuochi locali.

Sara Daniele, SEOcopywriter e travelblogger. Laureata in Lingue e Letterature Straniere. Napoletana di origine e di indole, ho vissuto per due mesi a Londra e una parte del mio cuore è rimasta lì. Mi sento cittadina del mondo, ma l'odore del caffè mi riporta sempre a casa. Ho trovato la mia dimensione nel blogging, perché unisce le tre cose che più mi piacciono: le parole, le connessioni umane e la comunicazione.

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.