
Steve McCurry – “Senza Confini”, la mostra fotografica a Napoli
“Perché già il solo viaggiare e approfondire la conoscenza di culture diverse, mi procura gioia e mi da una carica inesauribile.”
Steve McCurry
Quando si parla di fotografia documentaristica di viaggio in Paesi afflitti da guerre e povertà, di solito, la nostra mente pensa ad immagini tristi e desolanti.
Foto in cui ci viene mostrato il male del mondo, ma che spesso, guardandole, sentiamo comunque lontano da noi.
Ecco, questo non accade quando si tratta di Steve McCurry, uno dei più grandi maestri della fotografia contemporanea, diventato un punto di riferimento per un ampio pubblico, soprattutto di giovani.
Ecco di cosa parlo nel post
Steve McCurry: Biografia
Nato a Philadelphia nel 1950, comincia molto presto a collaborare come fotografo per un giornale locale.
Dopo 3 anni decide di recarsi in India per comporre il suo primo vero portfolio con immagini di viaggio.
Dopo la pubblicazione del suo primo lavoro importante sull’Afghanistan nel 1980, collabora con alcune delle riviste più prestigiose al mondo: Time, Life, Geo e il National Geographic.
Inviato in molti fronti di guerra, da Beirut alla Cambogia, dal Kuwait alla Jugoslavia, McCurry si è sempre spinto in prima linea, rischiando anche la vita pur di testimoniare, attraverso i suoi scatti, le conseguenze dei conflitti in tutto il mondo.
Sembra che tutto sia in movimento e stia accadendo proprio in quel momento, davanti ai tuoi occhi.
“Senza Confini”, la mostra di Steve McCurry al PAN di Napoli
Inutile dire che Steve McCurry è tra i miei fotografi preferiti e quando ho saputo che al PAN di Napoli c’era la mostra fotografica dedicata a lui, ne ho approfittato per andare a vederla.
Ammetto che mai mi sarei aspettata le emozioni che ho provato quel pomeriggio.
Conoscevo molte delle foto di McCurry, ma ritrovarmele stampate come gigantografie e avere a disposizione l’audioguida con la sua voce che ne descriveva attimi ed esecuzione, è stata un’esperienza indimenticabile.
Ogni sguardo, ogni gesto, ogni istante di vita vissuta, mi è entrato nell’anima e sono stata catapultata nel suo mondo.
Di nazione in nazione, di popolazione in popolazione, da istanti di vita serena a scene di guerra raccapriccianti.
No, non si può restare indifferenti di fronte alle fotografie di Steve McCurry.
Questa rassegna allestita nel Palazzo delle Arti di Napoli, oltre a rappresentare il nucleo essenziale delle foto più famose di McCurry, insieme ad alcuni scatti più recenti e non ancora pubblicati, mette in particolare evidenza la sua attività di fotoreporter impegnato “senza confini” nei luoghi del mondo dove si accendono conflitti o dove si concentra la sofferenza di popolazioni costrette a fuggire.
Il tema è di grande attualità, e lui lo ha documentato fin dagli anni ’70, com’è chiaro anche dal percorso fotografico della mostra che si apre con una sezione di foto in bianco e nero scattate tra il 1979 e il 1980 nel suo primo reportage in Afghanistan.
Era riuscito ad entrare insieme ai mujaheddin che combattevano contro l’invasione sovietica, conquistandone fiducia e rispetto.
A questo paese rimase molto legato, ritornò molte volte in seguito, ed è proprio da lì che veniva la ragazza che fotografò nel 1984 nel campo profughi pakistano di Peshawar.
Quella stessa foto diventata, poi, icona assoluta della fotografia mondiale, e simbolo di pace.
Questo ritratto è esposto alla mostra insieme a quello realizzato 17 anni dopo alla stessa ragazza, dopo averla a lungo cercata e ritrovata.
Gli occhi.
Quegli occhi curiosi e malinconici che hanno incantato il mondo intero, sono rimasti gli stessi.
Anche se lo sguardo è stato indurito dalla vita.
Nell’audioguida, McCurry spiega che mai si sarebbe aspettato la fama di quella foto, fatta per caso e velocemente, prima che la ragazza fuggisse via, spaventata da una macchina fotografica che non aveva mai visto prima.
Nei luoghi del mondo dove la vita è più difficile, l’obiettivo di Steve McCurry ha saputo raccogliere immagini di forte impatto emotivo e indescrivibile poesia.
Con la stessa intensità è riuscito a documentare anche le violenze e le atrocità di cui l’umanità sa rendersi protagonista.
Dalle Torri Gemelle alla Guerra nel Golfo, dal conflitto in Afghanistan al Giappone dopo lo tsunami, dai bambini soldato al dolore degli ospedali in zone di guerra.
Pugni allo stomaco e immagini dure e agghiaccianti, alcune delle quali non sono riuscita neanche a fotografare, perché avrebbero perso il loro significato evocativo.
E io avevo le lacrime agli occhi.
Steve McCurry: Le storie dietro le fotografie
Il progetto espositivo di questa mostra fotografica curato da Biba Giacchetti, propone un viaggio nel mondo di McCurry attraverso il suo vasto e affascinante repertorio di immagini, in cui la presenza umana, i ritratti e gli sguardi sono sempre protagonisti.
Nel suggestivo allestimento di Peter Bottazzi, questa umanità ti viene incontro in una sorta di girotondo, dove si mescolano età, culture ed etnie dalle quali McCurry ha saputo cogliere la giusta intensità espressiva.
Come ti dicevo, per comprendere al meglio le storie dietro le fotografie, la mostra offre a tutti i visitatori un’audioguida, in cui è il fotografo in prima persona a raccontare i suoi scatti, con testimonianze e aneddoti appassionanti, coinvolgenti ed emozionanti.
A proposito di storie dietro le fotografie, ce n’è una che mi ha commosso e che ha un lieto fine.
Durante un monsone a Porbandar in India, che allagò tutto il paese, Steve McCurry notò un uomo che camminava con l’acqua alla gola e in spalla una macchina per cucire.
Gli sembrò una scena talmente particolare che decise di immortalarla.
Dopo, scoprì che quell’uomo stava tentando di salvare l’unica cosa che gli permetteva di lavorare e vivere, perché era un sarto e la sua bottega era stata distrutta dall’acqua.
Quello scatto fu pubblicato e l’azienda che fabbricava quelle macchine per cucire, la “Pfaff”, ne inviò all’uomo una tutta nuova.
Altro scatto con una storia affascinante è quello del Taj Mahal.
Quando ho alzato gli occhi e ho visto questa foto sono rimasta senza fiato.
McCurry racconta che stava cercando da giorni una prospettiva particolare per donare al monumento più fotografato al mondo un punto di vista nuovo.
Dopo tanto aspettare, all’improvviso notò un tassista, che aveva perso le sue chiavi nell’acqua e attendeva che si fermassero le increspature per poter guardare meglio sul fondo.
Eccolo, lo scatto perfetto! Una foto che toglie il respiro.
“Senza Confini” – Steve McCurry: orari e biglietti
Ti consiglio di andare a vedere questa mostra, per conoscere meglio il modo di fotografare di Steve McCurry, ma soprattutto la sua voglia di condividere la sua visione del mondo, della sofferenza, della gioia e della sorpresa.
Pan – Palazzo delle Arti di Napoli fino al 12 Febbraio 2017
Orari: tutti i giorni dalle 9,30 alle 19,30 tranne la domenica, aperta dalle 9,30 alle 14,30. Chiuso il martedì. La biglietteria chiude un’ora prima della chiusura.
Biglietti comprensivi di audioguida:
- € 11 intero;
- €10 ridotto per gruppi di almeno 12 persone e titolari di convenzioni appositamente attivate;
- € 5 ridotto speciale per scuole e giovani fino a 26 anni;
- Gratuito per minori di 6 anni, 2 accompagnatori per classe e accompagnatore di disabili.
Non perdere l’occasione di fare un viaggio che ti emozionerà e ti farà anche riflettere su cosa conta davvero nella vita!
Se stai pianificando una vacanza in città e non sai dove dormire a Napoli, puoi leggere il mio articolo nel quale troverai le zone migliori dove alloggiare!


4 commenti
rossella montolo
<3
Marta
Io sono rimasta senza parole di fronte a certe fotografie….mi ero ritrovata, a Torino, a fotografare delle foto per cercare di portare a casa quello che avevo provato guardandolo e sperando di riuscire a catturare qualche segreto….
Il tuo rescono mi ha riportata indietro di un po’ di mesi e mi ha fatto rivivere quelle sensazioni…Grazie!
Alessandra
meraviglioso
LaEli
Stupende queste foto…. sembra di poter toccare quei visi, di poter specchiarsi in quella pozza come il tassista. Bellissimo pezzo, grazie Sara che mi hai fatto stare x qualche minuto con te