
Shantaram di Gregory David Roberts
Intro: Shantaram di Gregory David Roberts è un libro scritto dalle emozioni. Una storia vera, vissuta in India, raccontata dal protagonista. Scoprila con me!
Shantaram di Gregory David Roberts è un libro che mi ha rubato il cuore: 1177 pagine capaci di spaventare a colpo d’occhio, la mole è imponente, ma dalle prime righe rapisce l’attenzione.
1177 pagine che una volta iniziate mi hanno condotto in un mondo dal quale non sarei più voluta tornare.
Più leggevo, più volevo leggere e non riuscivo a fermarmi.
Shantaram era rimasto nella mia libreria per anni, finché dopo un periodo di blocco del lettore per vari motivi, ho deciso di riprendere e la mia scelta è ricaduta su di lui.
Sì, mi ha chiamata dallo scaffale della mia libreria.
“A volte la fortuna consiste semplicemente nel trovarsi nel posto giusto al momento giusto, proprio come a volte l’ispirazione è fare la cosa giusta nel modo giusto. Sono due possibilità che ti captano solo se svuoti il cuore da ambizioni, scopi e progetti e ti abbandoni completamente al momento magico che ti offre il destino.”
Shantaram è un libro difficile da recensire perché è un libro scritto dalle emozioni.
È un fiume di parole guidate dai ricordi.
Non c’è uno studio sulla scrittura o sullo stile, ma è tutto un richiamo di sensazioni vissute in passato dall’autore per condividerle coi lettori.
È una storia vera, un’autobiografia, con la quale Gregory David Roberts ha saputo affascinare, intrigare e coinvolgere tantissime persone.
Il romanzo inizia con l’autore, evaso di prigione, che si ritrova a Bombay: era stato arrestato perché a 19 anni aveva compiuto una rapina con una pistola giocattolo.
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Titolo: Shantaram
Autore: Gregory David Roberts
Pagine: 1177
Prezzo di copertina: € 21,85
Editore: Neri Pozza
Ecco di cosa parlo nel post
Shantaram: trama
“Una fuga. Una città. Un pizzico di fortuna.”
Shantaram affronta svariati temi, tra i quali l’amore, l’amicizia, la morte, la criminalità, la povertà e nessuno di questi argomenti viene trattato con banalità.
Roberts arriva a Bombay come turista, sotto il falso nome di Mr Lindsay, fino a quando questa vita non lo annoia.
Così si lascia guidare tra i vicoli della sua nuova città da un “Virgilio” indiano di nome Prabaker, che diventerà una sorta di guida spirituale.
È proprio lui, infatti, che riesce a trovargli casa in uno slum, dove a causa dei sensi di colpa di fronte alla povertà estrema che vede e vive, l’autore si improvvisa dottore e insegnante.
Da quel momento in poi, si susseguono tutta una serie di vicissitudini, che porteranno Roberts anche a conoscere il capo mafia indiano, Abdel Khader, e ad andare in guerra in Afghanistan.
Tutti questi eventi non hanno una struttura fissa, ma vengono raccontati seguendo un flusso di coscienza, così come vengono ricordati e come sono stati interiorizzati.
Un altro personaggio importante del libro è, appunto, il capo mafia, che se da un lato rappresenta l’india negativa dei traffici illeciti, della criminalità e della bollywood corrotta, dall’altra si mostra come perno indispensabile della tradizione indiana e della morale.
Roberts arriva a vedere in lui una figura paterna, tanto che quando gli chiederà di lavorare e combattere per lui in guerra, accetterà.
Recensione e opinioni
La personalità dell’autore è complessa e contraddittoria, perché tenta di riflettere su cosa sia giusto o sbagliato o su come si sia ritrovato in certe situazioni.
Si lascia, poi, quasi sempre convincere dalla voglia di seguire l’istinto, guidato verso il rischio e l’avventura.
Una lotta continua col suo lato oscuro.
Gli eventi finiscono per trascinarlo e lui glielo lascia fare, ma lo fa analizzandoli e lavorando su se stesso, ragionando sul suo carattere e sul perché delle sue decisioni.
Dopo esser stato in guerra, nel libro, ritorna a Bombay dove accetta il ruolo di Shantaram, che vuol dire “uomo di pace”.
Nella realtà, invece, viene arrestato ed estradato in Australia.
In carcere riflette sui suoi 10 anni di latitanza, in cui ha visto 2 guerre, imparato 3 lingue, visitato in fuga 30 paesi, conosciuto l’amore e perso amicizie.
Quindi decide che non può aspettare di scontare la pena per ricominciare a vivere e decide così di insegnare ai galeotti a leggere e scrivere, ma anche a meditare, perché in India ha imparato anche come comunicare con la propria interiorità.
Shantaram è la prova di come una vita rocambolesca può diventare un romanzo avventuroso e commovente.
Ciò che mi ha tenuta incollata alla lettura è stato il modo di scrivere e descrivere.
La scrittura di Roberts è forte e chiara, dotata di una visionarità straordinaria che ricorda quella di Joseph Conrad.
È un misto di volontarietà e spiritualità, capace di trascinare il lettore come un fiume in piena e influenzarne i pensieri, i comportamenti e la visione del mondo.
Se riuscirai ad immergerti nella storia e a viverla attraverso gli occhi dell’autore, sarà un romanzo difficile da dimenticare.
Le ambientazioni ricordano molto quelle de “La città della gioia” di Dominique Lapierre.
Shantaram dopo 12 anni ha avuto anche un seguito: L’ombra della montagna.
Puoi leggere la recensione in questo altro mio articolo.
Ti lascio una delle moltissime frasi che mi hanno colpito e con la video recensione, se ti va di vederla.
“Mi avevano mentito e tradito, lasciando una piaga informe nel luogo in cui avevo riposte la mia fiducia. Non li rispettavo più e non potevo provare più nessuna simpatita per loro, ma continuavo ad amarli.
Non avevo scelta.
Lo compresi perfettamente, mentre ero in piedi in mezzo a quella distesa desolata di neve. Non puoi distruggere l’amore. Neanche l’odio riesce a distruggerlo.
Puoi distruggere la passione, la tenerezza, la sollecitudine, o magari puoi neutralizzare questi sentimenti trasformandoli in un cupo rimpianto, ma l’amore vero e proprio non puoi distruggerlo.
L’amore è ricerca appassionata di una verità diversa dalla tua; se lo vivi in modo sincero e totale, l’amore è eterno.”
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